«Oggi serve una prospettiva sul lungo termine e al Made in Italy tocca il compito di reinventare la nuova normalità. Questa potrebbe essere la carta vincente del post-pandemia: scendere in campo per supportare e rispondere alle nuove esigenze, abitudini ed emozioni delle persone. Dobbiamo saper ascoltare con grande sensibilità e immaginare un mondo e un futuro diverso da quello che credevamo fino a ieri».
Questa la visione di Claudio Luti, presidente del Salone del Mobile.Milano, già al lavoro con tutta la filiera per guardare avanti e fare della 60esima edizione un evento memorabile.
La forza del Salone in questi anni è stata quella del coraggio: di sperimentare, fare squadra, stringere un legame profondo e diffuso con Milano, facendone la capitale del design. È andata in questa direzione anche la decisione dell’annullamento dell’edizione 2020: qual è il sentiment attuale nell’organizzazione?
Sospendere l’edizione 2020 del Salone del Mobile.Milano è stata una decisione dolorosa, ma presa senza alcuna esitazione. La nostra priorità era salvaguardare la salute di tutti e, soprattutto, tutelare le nostre aziende, la filiera e l’indotto. Contemporaneamente, abbiamo fatto di tutto affinché il nostro tessuto produttivo non si fermasse. E, oggi, siamo ripartiti. Anche il Salone del Mobile.Milano.
Guardiamo al 2021 con rinnovata fiducia e stiamo già lavorando con grande passione ed energia perché la prossima edizione sia davvero unica, un 60esimo anniversario che vorremmo condividere con tutti e che si possa ricordare. Sono giorni in cui tutti gli sforzi sono tesi a individuare e cogliere opportunità per delineare un progetto comune che rappresenti un reale e deciso rilancio per il settore. Stiamo immaginando, per la prima volta nella storia del Salone, un evento corale: insieme al Salone Internazionale del Mobile, al Salone Internazionale del Complemento d’Arredo, a Workplace3.0, S.Project e al SaloneSatellite ci prefiggiamo di ospitare anche tutte le biennali: accanto a Euroluce, già prevista nel 2021, anche Eurocucina, con il suo evento collaterale FTK - Technology for the Kitchen e il Salone Internazionale del Bagno.
Guardando al grande appuntamento del 2021, ci saranno forse da ripensare anche le modalità di accoglienza e le formule espositive: cosa cambierà?
L’edizione dell’anno prossimo del Salone del Mobile.Milano segnerà il primo reale incontro dopo 12 mesi di distanziamento sociale. Saremo la prima grande Fiera a debuttare dopo l’emergenza. Ne sentiamo la responsabilità. Forse ci abitueremo a nuove modalità di fruizione. Dovremo forse potenziare l’esperienza e il servizio digitale: penso a progetti collaterali adattati a una fruizione online per permettere anche a chi non potrà essere a Milano di godere della creatività e dei contenuti della Manifestazione. Ma sono convinto che niente sostituisca l’esperienza diretta quando si parla di design. I nostri prodotti vanno visti, toccati e il Salone va vissuto.
Come fare per mantenere inalterato il ruolo della manifestazione a livello globale e per sostenere il Made in Italy come punto di riferimento nel design?
Il Salone è la summa di creatività, professionalità, efficienza, flessibilità e cultura: questa è la sua forza e ciò che lo rende unico al mondo. Grazie al lavoro che abbiamo fatto per anni, raccontando e facendo toccare con mano la qualità, l’autenticità e la durata nel tempo del design Made in Italy, sono sicuro che la fiducia nel nostro prodotto non verrà messe in discussione.
Il Salone, punto di riferimento di un’intera filiera, della rete industriale e anche opportunità d’incontro tra piccole e medie imprese e designer: cosa dicono ora tutte queste realtà? Prevale la paura o la voglia di ripartire?
La paura non è mai stata il sentimento dominante. La nostra filiera non si è mai arresa. Abbiamo colto questo tempo per lavorare con energia e inventiva a migliorare i nostri processi interni, preparare nuovi laboratori creativi e approntare tavoli per l’innovazione. Abbiamo puntato sull’ideazione di nuovi prodotti da un lato e, dall’altro, su linguaggi e strategie alternative. Siamo pronti e siamo ripartiti.
Quali prospettive vede per il settore? Quanto è importante ora il concetto di squadra?
Serve visione, coesione e programmazione altrimenti non si va da nessuna parte. Immaginare e progettare il nostro futuro nello spazio della nuova vita quotidiana sarà il compito del design. Lo spazio domestico ha, in poche settimane, introiettato funzioni che prima non gli appartenevano: lavoro, studio, spesa, palestra. Si aprono nuove prospettive. Abbiamo bisogno di ripensare al progetto “casa”, re-inventandolo modulare e modulabile. C’è tanto lavoro da fare.
Quale potrebbe essere l’aiuto concreto delle istituzioni? Quali invece i rischi maggiori?
Rispettiamo quello che il governo sta decidendo, ma chiediamo ci sia un supporto economico reale e vengano date regole di sicurezza chiare e inderogabili. Occorre riuscire a tornare in fretta nei paesi dove abbiamo affermato la nostra identità: in questo senso, il governo dovrebbe semplificare al massimo procedure e burocrazia e potenziare la promozione del Made in Italy.
Se potesse vedere esaudito un desiderio, uno solo, quale formulerebbe per il Salone 2021?
Che sia la più grande festa ed emozione degli ultimi 60 anni.