Sono ben lontani i tempi in cui l’espressione “fare tappezzeria” veniva riferita a chi veniva messo in disparte a una festa: oggi indicherebbe l’esatto contrario, visto che la carta da parati è diventata un elemento molto richiesto da interior designer e progettisti per dare personalità agli ambienti e per rivitalizzare in modo originale spazi altrimenti monotoni. Parliamo di questo percorso di cambiamento con Paola Jannelli, responsabile Creative Lab di Jannelli&Volpi, nota azienda di carte da parati con sede a Milano, una tradizione familiare che va avanti dal 1961.
Qual è stato il principale impulso della trasformazione di questo rivestimento in vero e proprio protagonista d'arredo?
La carta da parati appartiene alla categoria merceologica del rivestimento murale. Si riferisce ai muri anche se, in senso più ampio, si adatta a tutte le superfici. Nel tempo, ha mantenuto una trasformazione continua ed è quindi riuscita a interpretare l’evoluzione del gusto e dello stile al passo con la rapida e sorprendente evoluzione della tecnica. Direi quindi che il principale impulso per procedere in questo avanzamento va attribuito alla capacità di trasformare sistemi produttivi e progettuali al ritmo imposto dalla rivoluzione digitale del XXI secolo. È quindi un prodotto contemporaneo capace di rappresentare le tendenze divenendo a tutti gli effetti uno strumento di progetto, protagonista nell’arredo, sia in ambito pubblico che privato. La definizione di “Nuovo classico” ben esprime questa capacità camaleontica di adeguarsi al tempo e alle sue trasformazioni sociali.
La ricerca a livello di materiali e performance ha permesso alla carta da parati di valicare confini un tempo impensabili, quali quelli della cucina: quali le soluzioni decorative pensate ad hoc?
Grazie alla ricerca siamo riusciti ad ampliare le basi su cui si stampa in una ricca gamma di materiali diversi per caratteristiche ed estetica: da quelli resistenti all’umidità, al graffio, all’usura, a quelli naturali come sete, rafie, lini e altri. L’utilizzo poi di finissaggi, studiati in modo specifico da Jannelli&Volpi, aumentano l’efficacia di protezione all’umidità riscontrabile in ambienti cucina e bagno o laddove si ha una presenza rilevante di acqua come piscine, verande ecc. Una vera rivoluzione che permette al progettista la libera adattabilità e all’utente finale di aprirsi a una sorprendente personalizzazione. Le grafiche aiutano poi a individuare, in ampi living, la funzione degli spazi creando equilibri dei volumi dell’ambiente. La scelta in questo campo è infinita e ancor più interessante, potendo essere totalmente personalizzata.
La collaborazione con architetti e designer quali spunti offre?
Il dialogo diretto tra azienda e progettista è un obiettivo sempre più al centro dell'impegno di Jannelli&Volpi: garantire un servizio costante, aiutare nella scelta fornendo campioni con varie tipologie di prodotto, creare una filiera efficiente, dalla selezione all’applicazione finale, utilizzare piattaforme digitali sempre aggiornate dove poter visualizzare gli ambienti allestiti grazie alla realtà virtuale, in sostanza cercare di tradurre velocemente l’immaginazione è il servizio che dobbiamo garantire. In termini semplici: conquistare la fiducia dell’architetto, del progettista per giungere alla sua fidelizzazione. Questo nella nostra azienda avviene a livello sia nazionale che internazionale. Un lavoro capillare e continuo, tanto complesso quanto premiante. Un nostro vecchio claim diceva: “Per fare le cose bene non fermiamoci al mattone!”
Vede un'ulteriore possibile evoluzione della carta da parati?
L’evoluzione è inesorabile e, per chi ha una visione, è la vera linfa capace di trasformare i sogni in realtà. Non è una frase fatta ma il motore che genera qualità a tutto tondo. Quindi, la vera valvola è il sogno che nasce dalla passione, dal coraggio, dal desiderio di migliorare con fiducia e speranza nel cambiamento. Con questo voglio dire che dopo tanta tecnologia, sempre in una giusta evoluzione, occorre mettere l’uomo al centro, nel senso più umanistico del termine: garantire qualità all’ambiente in cui si vive, nel rispetto di spazi e natura. Favorire le relazioni con architetture che aiutino a generare incontri e scambi tra culture diverse, non solo in termini virtuali. Azioni attive per restituire all’ambiente in senso ampio il giusto equilibrio e dove ciascuno si senta utile e possa fare la propria parte. Ultimamente mi torna spesso in mente quella storiella in cui il piccolo uccellino porta una goccia sulla foresta in fiamme dicendo: “anche io faccio la mia parte”. Vi sembra poco?